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Mentre abbiamo lo sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si vedono sono per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne.

(2Corinzi 4,18).

 

 

Si racconta di un visitatore che si recò a salutare un grande maestro giudaico. Entrato in casa fu sorpreso dall’assenza di mobili e di come l’abitazione fosse totalmente spoglia. Ne chiese la ragione. Ma il maestro gli replicò: “E i tuoi mobili dove sono?”. E il visitatore: “Ma io sono di passaggio”. “Anch’io”, concluse il maestro.

 

Il giovane ricco non poteva ricevere la vita eterna, senza possedere in sé stesso la consapevolezza di essere transitorio su questa terra; perché è questo stato di maturità, nella propria coscienza, che ti fa cercare l’essenziale: la vita eterna, e con essa il senso e lo scopo della vita cristiana: seguire Gesù (“… poi vieni e seguimi” Marco 10,21).

Ci accorgiamo, purtroppo!, sempre più, che “essenziale” per la nostra società è ciò che si vede, ciò che si può acquistare, accumulare, conservare semmai per assicurarci giorni tranquilli e sereni in periodi di “sventura”. Si è così presi dall’abitudine dello “avere”, dell’ “investimento”, che tale ansia si riesce a proiettarla anche in vista della morte. Dopo la casa in città,  al mare, in campagna e/o in montagna, rimane quella nell’aldilà. Infatti, accadde –leggevo- in un paese del meridione che, “i mille e trecento loculi nuovi costruiti dal Comune non sono bastati! I cittadini si sono messi in fila per aggiudicarseli; con la conseguenza che chi, suo malgrado, ne ebbe veramente  bisogno, non sapeva come fare! Perciò, il Comune ora deve preoccuparsi di ingrandire l’attuale cimitero o farne uno nuovo…”.

E’ legittima, e va rispettata, la preoccupazione per la sepoltura del corpo, se sottoterra o in un loculo, ma non prima di esserci assicurati una casa nel cielo, in Paradiso.

Gesù disse: Che gioverà a un uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi l'anima sua? O che darà l'uomo in cambio dell'anima sua? (Matteo 16,26).

 

Se sei intento, anche se nel tuo piccolo, a “guadagnare tutto il mondo”, la perdita che stai facendo di beni superiori, celesti ed eterni, è incalcolabile! C’è qualcosa di equivalente che –in giudizio- potrai offrire per redimere l’anima tua?

Niente, proprio niente  potrai dare in cambio della tua anima!

Davide Martella

 

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